“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale.
La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana.
Il Servizio Sanitario Nazionale e' costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al
recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e
secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.
L'attuazione del Servizio Sanitario Nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini.
Nel Servizio Sanitario Nazionale e' assicurato il collegamento ed il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività.
Le associazioni di volontariato possono concorrere ai fini istituzionali del Servizio Sanitario Nazionale nei
modi e nelle forme stabiliti dalla presente legge.”
Questo è quanto stabilito dalla legge n. 833 del 23 Dicembre 1978 attraverso la quale fu istituito e disciplinato il Servizio Sanitario Nazionale. Molti sono stati i principi violati, non
rispettati, che hanno portato nel corso degli anni ad un Servizio Sanitario che ben si discosta da quanto stabilito all’epoca.
La razionalizzazione delle spesa, i tagli a servizi e prestazioni, la riduzione dei posti letto, l’aumento dei costi e l’introduzione di ulteriori ticket, sta andando a delineare un quadro all’interno del quale, per ottenere prestazioni e servizi necessari e qualitativamente adeguati, sono i cittadini a doversi far carico dei costi aggiuntivi e ad integrare l’assistenza; un quadro in cui non vengono pienamente rispettati i principi di universalità, solidarietà ed equità del Servizio Sanitario Nazionale.
Costi aggiuntivi da sostenere se, naturalmente, si è disposti ad accettare anche i tempi previsti; si rischia di dover attendere 225 giorni per un’Ecografia all’addome, 330 giorni per una Mammografia e addirittura 450 giorni per una MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata). Un’attesa che potrebbe anche rivelarsi mortale, specialmente per le cure oncologiche, per le quali il tempo è una garanzia fondamentale per incrementare la probabilità di guarigione.
Ai tempi di attesa sempre più lunghi si aggiungono costi dei ticket sempre più alti, e spesso più elevati del costo intero della prestazione nel privato. Appare
sempre più una strada obbligata quella di rivolgersi a professionisti privati in quanto gli unici in grado, dietro alti pagamenti, di soddisfare le esigenze dei pazienti che il SSN non è in grado di
fare.
Come venire in aiuto a tutti coloro che non possono aspettare i tempi dettati dal SSN e non riescono a sostenere i costi elevati del privato? Si tratta di situazioni di disagio inaccettabili che
costringono i cittadini, con risorse economiche sempre più ridotte e su cui viene trasferito l’onere delle cure, a rinviare le visite, trascurando quindi la propria
salute.
E’ in questo quadro sociale che le Mutue devono intervenire, con coperture private dei costi della salute nel caso in cui si voglia far capo alle istituzioni sanitarie private, offrendo formule di assistenza sanitaria che vanno dai rimborsi sui ticket all’assistenza sanitaria privata.
Di contro si segnala però un grande vuoto informativo che colpisce buona parte della popolazione italiana; molti sono coloro che non sono a conoscenza dei vantaggi fiscali (detraibilità) dei Fondi sanitari e delle differenze con le Polizze malattia, se non addirittura della loro esistenza.
Emerge quindi la necessità di promuoverne la conoscenza, magari attraverso campagne informative e pubblicitarie, e infondere sia i benefici economici quanto quelli
sociali, soprattutto in termini di riduzione dei tempi.
Per la parte promozionale si potrebbe tener conto del fatto che, per i cittadini, i fattori maggiormente incentivanti la sottoscrizione ad un Fondo Sanitario riguardano la possibilità di avere
un’assistenza continuativa, di tagliare i tempi di attesa e di considerare una copertura che comprenda l’intero nucleo familiare.
In caso di adesione ad una mutua sanitaria integrativa i cittadini sono interessati in misura maggiore al rimborso delle prestazioni effettuate in strutture private e, in secondo luogo, alla possibilità di avere un indennizzo per i ticket; meno importanza viene data all’opportunità di accedere ad un network di strutture convenzionate. Tutto ciò è giustificato dal fatto che il cittadino, al fine di ridurre i tempi di attesa, è obbligato a ricorrere alle strutture private sostenendo quindi un costo nettamente maggiore.
Nel campo della sanità integrativa sempre più spesso si sente parlare di asimmetrie legislative e fiscali, di rispetto delle regole, di diritti acquisiti da parte di quei soggetti privati che raccontano di vantare un illogico diritto alla gestione mutualistica.
Ma le regole ci sono e sono chiare e definite: la gestione privatistica dell’assistenza sanitaria integrativa e complementare deve operare in un ulteriore livello sistemico che è quello definito come terzo pilastro, al quale coloro che ne hanno le possibilità economiche possono rivolgersi per integrare ulteriormente le loro garanzie di assistenza sanitaria.
Pensare che le norme che regolano i soggetti privati che operano nel terzo pilastro dell’assistenza sanitaria integrativa e complementare debbano essere applicate ai soggetti mutualistici che operano nel secondo pilastro è un illogico giuridico ed una violazione costituzionale.
Se i soggetti privati ambiscono ad operare nel perimetro definito del secondo pilastro debbono farlo secondo le regole stabilite, nel rispetto dei veri principi mutualistici e tramite i modelli societari a questo preposti, senza ricorrere a modelli ibridi, come per esempio la creazione di Casse di Assistenza Sanitaria “ad hoc” finalizzate esclusivamente a consentire a prestazioni private la fruibilità dei vantaggi fiscali garantiti dalla legge alle prestazioni mutualistiche, con un modello che ad un attento esame rappresenta un sistema “posticcio” e forse anche elusivo.
E se il nostro paese vuole crescere veramente da un punto di vista economico, sociale, politico ed organizzativo deve necessariamente abbandonare le logiche corporativistiche che hanno determinato la creazione di modelli nei quali tutto è possibile e nulla e certo e iniziare a seguire con coerenza le regole costituzionali, applicare con convinzione le leggi esistenti, attenersi alle norme giuridiche e sociali vigenti.